Ho incontrato Naruto per la prima volta a Campobasso. I suoi occhi azzurri così pieni di determinazione e di energia mi fissavano allegri dallo scaffale della libreria su cui mia cugina aveva sistemato i suoi volumi del manga. A quel tempo non mi ero ancora addentrata nel mondo del fumetto giapponese (come vi ho raccontato nella mia presentazione) né avevo il coraggio di tenere una matita in mano, convinta com’ero di non essere portata per farlo. Invece Alessandra (così si chiama mia cugina) era appassionata di entrambe le cose e le condivideva con me ogni qualvolta il discorso verteva in quella direzione. È stata lei la prima a spiegarmi la differenza tra shojo e shonen e sempre lei mi ha raccontato a grandi linee la storia di Naruto. Inoltre, quando lodavo i suoi meravigliosi schizzi, mi ha sempre detto di essersi lasciata influenzare dallo stile di Kishimoto.
I disegni di Kishimoto sono proprio belli.
Me l’ha ripetuto spesso. Sarebbero passati un bel po’ di anni prima che io potessi capire a fondo che cosa intendesse. Però ci sono arrivata.
Uno stile classico da amare
Sfogliando le pagine di Naruto è impossibile non restare affascinati dai disegni. I volti dei personaggi molto “realistici”, la gestione dei retini, l’uso del bianco e del nero, la regia quasi cinematografica delle inquadrature mi hanno spesso provocato espressioni di esaltato stupore durante la lettura.
Osservando le tavole di Masashi Kishimoto è difficile non innamorarsi del disegno manga. Analizzando le sue tecniche di racconto, è facile imparare come si narra una storia a fumetti in maniera efficace. Non avrei problemi a definire “classico” lo stile del mangaka. È lineare, pulito, d’impatto. Un punto di riferimento a cui guardare per prendere ispirazione e per stimolare la creatività.
Guardando le vignette non si hanno dubbi su come procede la storia né su cosa stia succedendo. I personaggi sono espressivi e i loro corpi “recitano” le azioni in maniera credibile e anatomicamente convincente. E che dire delle ambientazioni? Il Villaggio della Foglia è particolareggiato e reso con estrema cura così come molti altri luoghi in cui la vicenda è ambientata.
Imparare a disegnare grazie a Naruto
Una volta riuscita a vincere i dubbi e le resistenze sulla possibilità di imparare a disegnare, non ho potuto fare a meno di confrontarmi con le linee di Naruto. All’inizio ho usato i protagonisti per studiare l’anatomia del volto e del corpo o le caratteristiche espressive delle emozioni basilari. Nella maggior parte dei casi, prendevo come spunto i frame dell’anime estrapolati da internet. Più raramente, ho disegnato partendo dalla mia immaginazione (e credo che si capisca quali siano guardando gli schizzi).









Naruto e Sakura mi sono sempre usciti abbastanza facilmente. Disegnare Sasuke, invece, si è rivelata una vera e propria impresa. Sfogliando il mio blocco da disegno, ho trovato una serie di schizzi dedicati al personaggio preferito da Kishimoto in cui sono evidenti i miei tentativi di familiarizzare con la fisionomia del personaggio.
Le tavole riprese dal manga
Nel momento in cui ho iniziato a leggere il manga non ho potuto fare a meno di volermi misurare direttamente con le creazioni di Kishimoto. E così è iniziato il mio “periodo Naruto”. La maggior parte dei disegni che vi mostro in questo articolo è nata mentre ero in vacanza al mare a Paestum. Mi ero imposta di completare almeno un disegno al giorno e così ho fatto.
A differenza degli schizzi mostrati prima, questi disegni sono completi e sono tutti riprodotti partendo da un’attenta e devota osservazione delle tavole dell’autore.









Un po’ di colore
Ho usato i personaggi di Naruto anche per provare i pastelli per la prima volta.


Devo ammettere che è passato un bel po’ di tempo dall’ultima volta che mi sono cimentata con i disegni di Kishimoto. Mi mancano! Credo che ci tornerò presto…
Federica Crisci