
Romantic killer: ecco cosa possiamo capire sull’amore
Nel mondo dei manga e degli anime non mancano di certo le storie d’amore. D’altra parte, si tratta di uno dei temi narrativi più antichi al mondo. Da quando l’essere umano ha iniziato a raccontare storie non ha potuto fare a meno di mettere in scena il sentimento romantico, di interrogarsi sulla sua origine, sulla sua potenza, sui suoi cambiamenti, sulle sue sfaccettature.
Nonostante tutta la letteratura, i film, le serie tv, i saggi, le discussioni di qualsiasi grado di profondità e le esperienze quotidiane nostre e degli altri, ancora ci troviamo disarmati di fronte ai sentimenti d’amore che proviamo. Non tutti/e riusciamo a definirlo e le persone che ci riescono partono da quanto da loro provato senza considerare le innumerevoli sfaccettature di fronte alle quali ci si può trovare nella vita.
Ho guardato diversi anime e letto numerosi manga su questo argomento. Alcuni mi sono piaciuti da impazzire, molti mi hanno fatto ridere, altri ancora mi hanno fatto commuovere. Quando, però, pensavo a un titolo di cui parlare in occasione di San Valentino, ho capito che ce n’era solo uno che poteva davvero raccontare la mia visione dell’amore e tutto ciò che significa per la nostra specie: Romantic killer.
Una storia d’amore che non è una storia d’amore
Anzu Hoshino è una ragazza con tre ragioni di vita: i videogiochi, il cioccolato e il suo gatto, Momoichi. Non ci pensa proprio ai ragazzi né alle storie d’amore fin quando dalla sua televisione non comprare Riri, un essere magico incaricato di risolvere il problema della bassa natalità in Giappone. Anzu è stata scelta come primo soggetto di un esperimento volto a far nascere nuove coppie che un domani potrebbero risollevare il tasso demografico nipponico, propio lei che del sentimento romantico non sa nulla né è interessata a conoscerlo.
Riri sottrae ad Anzu le sue ragioni di vita e le assicura che da quel momento in poi la sua vita diventerà come quella di un’eroina degli shojo manga. E così, la strada della sedicenne è portata a incrociarsi con quella di Tsukasa Kazuki, Junta Hayami e Hijiri Koganei, tre bellissimi ragazzi, ognuno con una sua peculiarità, tra cui ci potrebbe essere solo l’imbarazzo della scelta. Anzu, però, è determinata a non cedere al ricatto di Riri: recupererà i suoi tre grandi amori rimanendo single.
Cosa Romantic killer ci insegna sull’amore
Sebbene Anzu sia intenzionata a non innamorarsi di nessuno dei suoi pretendenti, finisce per affezionarsi profondamente ai ragazzi che ha intorno e sviluppa con loro un rapporto sincero, tenero, di scambio.
Si sente molto parlare di “relazioni sane” in contrapposizione a quelle “tossiche”. Tutte e tutti noi ci troviamo almeno una volta nella vita invischiati in legami che portano a provare molte più emozioni negative che positive e da cui risulta difficile tirarsi fuori per tutta una serie di motivazioni (per alcuni succede sistematicamente). Tali rapporti così sofferti nascono non solo in amore, ma anche in amicizia, perfino negli ambienti lavorativi. Complici di queste relazioni malsane sono tante idee sociali e culturali che circolano sull’amore, sul maschile e sul femminile. Responsabili di queste immagini sono anche – ahimé – i prodotti culturali, di qualsiasi epoca e provenienza, che rispecchiano in pieno le tradizioni del proprio tempo. Molte persone non saranno d’accordo con me, ma io sono profondamente convinta che le storie raccontate nei film, nei libri, nelle serie, nei fumetti finiscano per influenzare e modellare il nostro immaginario quasi quanto (in alcuni casi anche tanto quanto) le esperienze che viviamo o l’educazione che riceviamo.
Crediamo che l’amore vero comporti sofferenza, che il compito della persona che ci ama sia salvarci dal male, che le persone che amiamo ci appartengano, che esista un unico grande amore per tutti/e noi, che il fine ultimo della vita (soprattutto per le donne) sia aspirare al matrimonio e che le relazioni amorose servano a mettere su famiglia. Tutto ciò, quando inteso in senso assoluto e non in maniera complessa, rischia di dar vita a dinamiche relazionali particolarmente dannose. Di conseguenza, non potremo mai liberarci di rapporti tossici se non iniziamo a promuovere modelli di relazioni migliori.
È qui che entra in gioco Romantic killer con le sue non-storie d’amore. Piuttosto che focalizzarsi su un’idea di relazione, l’opera si concentra sul modo in cui si costruiscono i legami. Quest’ultimi possono avere varie nature, ma sono fondamentali per crescere, per comprendersi, per perdonarsi. In altre parole, per vivere.
Anzu e Kazuki
Il rapporto tra Anzu e Kazuki è quello che ci accompagna per più tempo nel corso dei 12 episodi della serie disponibile su Netflix ed è quello che più di tutti cambia nel corso del tempo tanto da portare il ragazzo a innamorarsi della protagonista nonostante inizialmente non avesse alcun tipo di interesse nei legami amorosi. Riri potrà pure cercare di forzare la nascita di momenti romantici, ma il legame tra i due va ben oltre il brivido provato per i due corpi che finiscono goffamente l’uno sull’altro. Inizialmente, i due si sentono a proprio agio quando sono insieme. Vivendo nella stessa casa (condizione sempre forzata dalla magia), si conoscono tanto da sviluppare uno stretto rapporto di fiducia in cui c’è una profonda comprensione dell’emotività dell’altro/a.
La presenza di Anzu permette a Kazuki di superare diverse situazioni per lui difficili (la vita scolastica o il giro dello shopping) e, soprattutto, gli consente di processare il trauma subito come vittima di stalking. Da persona incapace di esprimere la propria volontà e spaventata dalle relazioni con il prossimo a causa della sua bellezza, Kazuki impara nuovamente a entrare in connessione con le persone e smette di sentirsi in colpa per ciò che è successo. Può farlo perché accanto ha una persona che in maniera del tutto naturale e spontanea lo ascolta, lo abbraccia e gli dice:
Mi dispiace solo che, se fossi diventata tua amica prima, avrei potuto credere a te, prima di chiunque altro.
Gesti e parole simili possono essere molto più potenti di un qualsiasi “ti amo”. Di certo, ne definiscono (almeno in parte) il significato. Il legame di Anzu e Kanzuki è fatto di supporto, di fiducia, di ascolto, di protezione e di cura. È autentico e sincero. Li cambia, ma in maniera spontanea, senza forzature. Forse non si concretizzerà mai in un rapporto romantico, ma si è già dimostrato ciò che una relazione dovrebbe essere: un’aggiunta in gradi di arricchire la propria esistenza.
Anzu, Junta e Hijri
Il rapporto che Anzu ha con gli altri due ragazzi, Junta e Hijiri, è diverso e ci mostra altri aspetti dell’amore.
Junta è l’amico d’infanzia (figura immancabile nel mondo dello shojo e in molte storie d’amore occidentali) da sempre affascinato da Anzu. È stata proprio lei la prima a notare i suoi pronti riflessi e a suggerirgli di praticare baseball, disciplina nella quale Junta diventa un vero e proprio astro nascente. Nonostante i suoi sentimenti, il ragazzo non è morboso nei confronti di Anzu e anche quando è geloso di Kazuki, non diventa mai aggressivo né spiacevole. Parte dal presupposto che la ragazza debba essere libera di scegliere e che, comunque vada, potrà avere la consapevolezza che lei è felice. Quando si dice che l’amore è disinteressato, s’intende esattamente questo. È difficile arrivare a una simile consapevolezza, ma è un passaggio necessario per creare dei rapporti veramente solidi e arricchenti.
Il rapporto tra Anzu e Hijiri è molto più altalenante a causa del carattere viziato di lui. Eppure, anche in questo caso la presenza dell’eroina consente al ragazzo di cambiare il suo punto di vista sul mondo. Dopo il netto rifiuto di Anzu di avere a che fare con lui, Hijiri inizia a prendere consapevolezza dell’esistenza di altri esseri umani con le loro caratteristiche e desideri. Decide, quindi, di prendersi delle responsabilità e di scoprire com’è davvero il mondo che lo circonda. E che cos’è l’amore se non un modo per crescere?
Una vera anti-eroina?
Kazuki, Junta e Hijiri saranno pure ikemen (bei ragazzi), ma nessuno di loro batte Anzu in quanto a figaggine.
La protagonista di Romanic killer è tra i miei personaggi preferiti di sempre, un po’ come Maomao di The apothecary diaries. È divertente, leale, gentile e genuinamente buona. Tanto sa essere goffa quanto forte quando si tratta di difendere chi o cosa le sta a cuore. È determinata e non permette a niente di mettersi tra lei e ciò che le piace davvero.
Spesso nel corso della serie, Riri la definisce come un’anti-eroina. In effetti, Anzu è proprio l’opposto delle eroine shojo a cui siamo abituate. Anche se la sua ingenuità e la sua sbadataggine ricordano un po’ quella di Bunny in Sailor Moon, siamo ben lontane dai modelli canonici. Le protagoniste solitamente sono bellissime e riescono facilmente in tutto ciò che fanno. Hanno ottime doti in cucina o nell’ambito domestico e anche nei casi in cui non siano particolarmente interessate all’amore, lo accolgono facilmente non appena si presenta il bono di turno. Anzu non è e non fa nulla di tutto questo.
La protagonista di Romantic killer sembra più uscita fuori da un manga shonen che non da uno shojo. In merito a questo, è sicuramente curioso che i capitoli siano stati pubblicati proprio su Shonen Jump+, la piattaforma online di Shueisha, nota soprattutto per la pubblicazione di Weekly Shonen Jump su cui abbiamo letto One Piece, Dragon Ball, Jujutsu Kaisen e Naruto. Ed è proprio al protagonista di Kishimoto che mi è venuto da pensare mentre riflettevo sul personaggio di Anzu. Il modo assoluto in cui difendono ciò in cui credono, la loro incorruttibilità e la loro innata propensione a far del bene a chi li circonda li rende sicuramente degni del titolo di eroe ed eroina. Vedere finalmente una donna con queste caratteristiche è davvero liberatorio.
Una storia divertente con tematiche importanti
Oltre a parlare d’amore, Romantic killer affronta altri temi ugualmente importanti per la nostra generazione e ancora fortemente attuali. D’altra parte, il manga di Wataru Momose è uscito tra l’estate del 2019 e quella del 2020, non molto tempo fa.
La bellezza come maledizione
Dire che siamo ossessionati/e dal tema della bellezza non mi sembra esagerato. Ogni anno spendiamo una grandissima quantità di soldi per curare il nostro aspetto fisico. Molti danno la colpa ai social e sicuramente la necessità di apparire sempre al meglio di modo da poter essere giudicati meritevoli e invidiati per la perfezione che ostentiamo è una delle grandi piaghe dei nostri tempi. Eppure, l’importanza di essere belli/e, affascinanti, desiderabili è da sempre qualcosa che ci viene richiesto dalla società.
Nelle favole, il principe e la principessa hanno sempre un bell’aspetto proprio come gli eroi dell’epica classica. Decantare la bellezza della donna amata o provare a catturarne le sembianze con il proprio pennello è stato quasi un obbligo per gli artisti del passato. I primi divi e dive del cinema venivano scelti quasi solo esclusivamente in base all’aspetto più che per la bravura.
Siamo così presi dal desiderio di sembrare perfetti che non ci fermiamo mai a chiederci quale peso possa essere essere belli/e in una società come la nostra. Diamo sempre per scontato che sia la condizione ideale e non pensiamo ai rischi o alle sofferenze che queste persone incontrano. Romantic killer ce lo spiega molto bene attraverso le storie di Saki e di Kazuki.
L’amica di Anzu viene continuamente corteggiata solo in quanto bella ragazza, ma nessuno sembra davvero interessarsi a lei come persona. Per non apparire presuntuosa (una delle critiche che facilmente si muovono ai belli), si sente costretta a fidanzarsi con un ragazzo che prima tenta di sedurla, poi sparge voci false su di lei a scuola. Solo Anzu è disposta a credere alla versione di Saki e darà alla ragazza la forza di reagire alle chiacchiere.
La storia di Saki occupa pochissimi minuti nello show eppure già da sola servirebbe per parlare dei tanti preconcetti che si hanno nei confronti di una persona solo perché bella (soprattutto se è donna). In realtà, l’essere continuamente guardati, invidiati, fraintesi solo per il proprio aspetto fisico può essere altrettanto doloroso di quando si viene giudicati perché non si rispecchiano determinati canoni estetici.
Lo stalking: un problema anche al maschile
La bellezza di Kazuki, invece, lo porta a diventare l’oggetto del desiderio di tantissime donne, compresa Yukana Kishi, la donna che diventerà la sua stalker.
È sicuramente interessante scegliere una figura maschile come vittima di stalking anche se chi ha visto Baby Rendeer potrà trovarlo non così originale e soprattutto molto più semplicistico. Ma ricordiamoci che siamo nel mondo manga e anime, quindi il pubblico di riferimento è tendenzialmente diverso.
In realtà, anche se le dinamiche tra aggressore e vittima sono meno problematizzate, il tema è trattato in maniera molto delicata e matura mostrandoci il lato più oscuro dell’attrazione: l’ossessione.
Perché guardare Romantic killer a San Valentino
Romantic killer è l’anime perfetto da guardare durante la giornata di San Valentino. È breve, avvincente, porta con sé tematiche importanti… e soprattutto fa ridere. A sottolineare il lato comico della storia intervengono i disegni spesso esagerati che fanno un uso di linee di contorno più spesse e visibili così da mettere in rilievo l’aspetto comico della scena. Molte scene vi porteranno allegria anche dopo averle già viste. Tra le mie preferite ci sono l’invocazione di Momoichi da parte di Anzu per resistere al fascino di Kazuki e il terrore di Junta e Anzu davanti a uno scarafaggio.
Molti denigrano San Valentino come una trovata commerciale che nulla a che fare con i rapporti umani. Ma tutto dipende dal valore che si dà alle ricorrenze. Potremmo vivere questa giornata come la celebrazione dell’amore inteso come quel sentimento indispensabile alla vita di tutti/e noi che ha così tante sfaccettature da essere difficile da descrivere. Qualsiasi forma assuma, però, deve tendere al bene.
Romantic killer ci racconta questo.
Scheda tecnica
Titolo originale: | Romantikku Kira |
Studio di animazione: | DOMERICA – Netflix |
Anno di uscita: | 2022 |
Manga: | 4 volumi pubblicati da Planet Manga. In Giappone i capitoli sono stati pubblicati su Shonen Jump+ da luglio 2019 a giugno 2020. |
Genere: | commedia e dramma sentimentale |
Voto: | 5/5 |
Da guardare se: | si ha voglia di ridere e/o di guardare una storia con ottimi personaggi e con tematiche importanti. Oppure se amate i gatti. |
Federica Crisci
Le immagini contenute in questa recensione sono riprodotte in osservanza dell’articolo 70, comma 1, Legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio. Si tratta, infatti, di «riassunto, […] citazione o […] riproduzione di brani o di parti di opera […]» utilizzati «per uso di critica o di discussione», nonché per mere finalità illustrative e per fini non commerciali. La presenza in Anime a Merenda non costituisce «concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera».

Il mio matrimonio felice: Cenerentola in versione shojo e fantasy
A partire dal 6 gennaio andranno in onda su Netflix i nuovi episodi dell’anime Watashi no Shiawase na Kekkon, in italiano Il mio matrimonio felice. Quale migliore occasione per riguardare (e commentare) la prima stagione uscita nel 2023 sulla stessa piattaforma streaming? È quello che mi sono concessa durante gli ultimi giorni delle vacanze natalizie divorando gli episodi in meno di 48 ore. Sono pronta a imprimere in forma binaria tutte le sensazioni provate durante la prima visione dell’opera (avvenuta all’inizio di settembre del 2024) e quella di pochi giorni fa. Se volete, mentre leggete potete ascoltare la sigla e la colonna sonora dell’anime!
Un anime tratto da un manga tratto da un light novel
In origine ci fu la parola scritta. Non è di certo una novità per gli anime essere preceduti dal cartaceo visto che la maggior parte delle immagini animate proviene da un manga. Eppure, nel caso de Il mio matrimonio felice anche le tavole disegnate sono arrivate in un secondo momento. Inizialmente, la storia d’amore di Miyo e Kiyoka è stata sviluppata dall’autrice Akumi Agitogi in forma di romanzo illustrato (i disegni originali sono di Tsukiho Tsukioka) apparso a puntate online sul sito Shōsetsuka ni narō. Solo nel 2018, Square Enix ne ha acquistato i diritti per produrne un manga da pubblicare sulla propria piattaforma online, Gangan Online. In questa nuova versione, i disegni sono stati curati da Rito Kohasaka ed è proprio a questi che la versione anime si rifà.
In Italia sono disponibili 4 volumi del manga e i primi due romanzi di Agitogi, tutti editi da J-Pop. Per ora ho letto solo i takobon, quindi sono all’oscuro degli sviluppi della storia. Devo ammettere che sono molto curiosa di scoprirli. Ma prima di pensare al futuro, è bene riflettere sul passato.
La trama de Il mio matrimonio felice
Nel corso della prima puntata, Il mio matrimonio felice si presenta come un classico shojo dall’ambientazione storica. Siamo, infatti, nel Giappone dell’inizio del XX secolo e la protagonista della storia è un’infelice ragazza orfana di madre maltrattata dalla matrigna e dalla sorellastra. Miyo Saimori appare sin da subito la sorella orientale di Cenerentola ma, a differenza dell’eroina disneyiana, non ha più alcuna capacità di sognare né di sperare in un miglioramento della sua condizione. La mancanza di volontà o di capacità di ribellarsi è dovuta ai tanti anni passati a servire la famiglia, priva di qualsiasi tipo di affetto. L’ultima speranza di riscatto si infrange quando le viene data la notizia che il suo amico d’infanzia – unico conforto nei momenti più bui – sposerà la sorella Kaya mentre lei dovrà lasciare la casa per sposare Kiyoka Kudo, un uomo noto per essere freddo e spietato. Quella che dovrebbe essere la fine si rivela, in realtà, l’inizio di una nuova vita molto promettente. Kiyoka, infatti, si rivela tutt’altro rispetto a quanto detto e il legame che i due intrecciano nel tempo è puro e profondo. Non mancheranno le difficoltà relazionali dovute soprattutto all’insicurezza di Miyo e alla sua completa mancanza di fiducia in sé stessa.
Questa trama piuttosto classica viene condita da elementi fantasy e intrighi di corte che ricordano in maniera molto lontana quelli tra le famiglie di Westeros. In questo mondo, infatti, esistono esseri umani dotati di abilità sovrannaturali utili a contrastare il Grottesco, manifestazioni magiche negative. Miyo, pur appartenendo a una famiglia dotata di poteri, sembra esserne completamente priva ed è questo uno dei motivi che ha portato il padre a disprezzarla e lei a considerarsi una nullità.
Chi ha visto l’anime o letto il manga/i romanzi sa che le cose stanno in maniera piuttosto diversa. Non mi dilungo oltre, ma nei prossimi paragrafi ci saranno spoiler, quindi se non avete visto l’anime, non andate oltre e tornate quando avrete finito!
Un’eroina alla ricerca di sé stessa
Non è sempre facile entrare in empatia con Miyo. Nonostante la sua storia terribile renda perfettamente comprensibile il suo carattere e atteggiamento, vederla così abbattuta e incapace di reagire per così tanti episodi mette a dura prova l’amore che si può provare per questo personaggio. Non aiuta sicuramente neanche l’epoca che vede le donne così legate alla vita domestica o al ruolo di mogli. Eppure, al di là di queste barriere puramente soggettive, devo ammettere che il percorso che porta Miyo alla scoperta e all’amore per sé stessa è stato costruito in maniera credibile e profondo per tutto il corso della stagione. Inoltre, è molto interessante (nonché profondamente realistico) che questa crescita preveda tanto interventi dall’esterno quanto il lavoro interno della singola.
Miyo inizia a costruire la sua sicurezza nel momento in cui vede riconosciute le sue abilità da Kiyoka. Come dice esplicitamente la domestica Yurie:
Una donna acquista fiducia in sé stessa quando è amata.
Credo che sostituendo la parola “donna” con “persona” si renda la frase molto più vera a livello generale. L’amore, di qualsiasi tipo non per forza romantico, ha questo tipo di potere. Sentirsi apprezzati e valorizzati per ciò che si è nonostante tutti i difetti che possiamo riconoscerci, aiuta ad acquisire sicurezza nelle proprie capacità e a sentirsi sereni, se non addirittura entusiasti, della vita.
Ma l’amore proveniente dagli altri o dalle altre, da solo, non può essere sufficiente.
L’episodio più bello dell’anime
Nonostante l’affetto ricevuto dalla famiglia Kudo e i buoni propositi di impegnarsi per diventare una moglie degna del suo compagno, Miyo ha ancora moltissime insicurezze che la portano a perdere fiducia in un attimo. Gli elementi fantasy della storia sono qui il correlativo oggettivo degli angoli ancora non esplorati del percorso di crescita. Gli incubi che tormentano e debilitano Miyo e la spingono ad allontanarsi da Kiyoka sono prodotti dal potere nascosto della giovane. La sua potentissima abilità innata, sigillata dalla madre per impedire alla famiglia Saimori di impossessarsene, la tormenta pur di essere espressa e di venir fuori. Tutto ciò non è nient’altro che una metafora per raccontare l’importanza di entrare in contatto con sé stessi, di conoscersi e di imparare a capirsi così da poter esprimere appieno la propria personalità. Miyo non ha bisogno solo di sentirsi amata, quello è solo il primo passo. Ha soprattutto bisogno di amarsi. È l’unico modo per uscire davvero dalla sofferenza e diventare finalmente padrona della sua vita.
L’ultimo episodio della prima stagione (Luce nell’oscurità, ep. 12) per me vale tutta la serie. Prima di poter salvare Kiyoka, Miyo deve confrontarsi con la bambina e con la ragazza spaventata e arrendevole che è stata. Deve perdonarsi. Deve affermare con convinzione e fiducia i suoi desideri e la volontà di combattere per realizzarli. L’abbraccio rassicurante e tenero che Miyo dona alla parte più oscura di lei è quello che ognuno/a di noi dovrebbe concedersi sempre, soprattutto nei momenti più difficili. Amare ciò che di noi ci ha procurato tanta sofferenza è sicuramente la prova più dura davanti alla quale possiamo essere testati.
Una volta superata questa prova, Miyo diventa una vera e propria eroina che si discosta con orgoglio dal modello disneyano. A differenza di Cenerentola che si fa salvare dai topolini e dal principe azzurro, Miyo diventa la salvatrice di Kiyoka. Un finale inaspettato e sorprendente visto l’andamento del personaggio, ma sicuramente in linea con molte altre trame shojo.
Cosa vuol dire avere una famiglia?
Un altro tema molto interessante che emerge dalla visione de Il mio matrimonio felice è il significato di “famiglia”.
Miyo si domanda spesso che cosa significhi averne una visto che nell’ambiente in cui è cresciuta non ha potuto fare altro che sperimentare odio e maltrattamenti. Avendo vissuto un’esperienza così traumatica, ragiona per assoluti pensando che nei rapporti possano esistere solo i sentimenti e le emozioni più estreme. Osservando il rapporto tra Kiyoka e sua sorella maggiore Hazuki e dal confronto con suo nonno, scopre che le cose sono leggermente più complicate.
Abbiamo personalità incompatibili, ma siamo cresciuti nello stesso ambiente quindi ci capiamo. In definitiva, penso che sia una brava persona.
Così Kiyoka parla di sua sorella raccontandoci una verità tanto banale quanto… vera. Non scegliamo i nostri parenti, quindi è possibile (se non altamente probabile) che non ci siano affinità di carattere né di gusti. Nonostante questo, crescere e vivere insieme crea un legame indissolubile e incisivo per ciò che siamo e vivremo.
Condividere un peso che non puoi portare da sola è ciò che fa una famiglia.
Questo, invece, è il modo in cui il nonno di Miyo prova a spiegarle che cosa significa avere dei legami di sangue, aggiungendo che la presenza dei famigliari non risolve il problema né esonera il singolo dalle sue responsabilità, ma fornisce sicuramente un appoggio emotivo o prativo. L’anziano Usuba afferma anche che si può non essere d’accordo con le scelte compiute dai propri familiari senza che questo cancelli l’amore provato. Trovo che sia un modo molto delicato e realistico di descrivere ciò che una famiglia può essere.
A dispetto dei colori pastello e dell’atmosfera romantica che Il mio matrimonio felice regala, temi importanti come la crescita personale, il significato dei legami famigliari e che cosa sia la felicità (argomento trattato nell’episodio OVA uscito a ottobre 2024) non vengono infiocchettati e trattati con sognante idealismo. Si può parlare, piuttosto, di concreto ottimismo.
Perché guardare Il mio matrimonio felice?
Il mio matrimonio felice è uno shojo fantasy con delle belle animazioni e momenti molto appassionanti. Ci possono essere scene meno entusiasmanti e alcune battute potrebbero far storcere il naso nell’epoca moderna, ma credo che possa essere un ottimo modo per passare una giornata staccando completamente la spina. D’altra parte, essendo composta solo da 13 episodi, si guarda in un attimo.
Personalmente, non vedo l’ora di guardare i nuovi episodi!
Scheda tecnica
Titolo originale: | Watashi no Shiawase na Kekkon |
Studio di animazione: | Kinema Citrus |
Anno di produzione: | 2023 (dal 5 luglio al 20 settembre) |
Manga: | 4 volumi con disegni di Rito Kohsaka pubblicati dal 2018 su Gangan Online |
Genere: | Shojo fantasy |
Voto: | 3,5/5 |
Da guardare se: | piacciono le storie romantiche e le ambientazioni fantasy. |
Federica Crisci
Le immagini contenute in questa recensione sono riprodotte in osservanza dell’articolo 70, comma 1, Legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio. Si tratta, infatti, di «riassunto, […] citazione o […] riproduzione di brani o di parti di opera […]» utilizzati «per uso di critica o di discussione», nonché per mere finalità illustrative e per fini non commerciali. La presenza in Anime a Merenda non costituisce «concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera».

Gli anime del 2025 che non vedo l’ora di vedere
L’arrivo di un nuovo anno porta sempre con sé delle emozioni ambivalenti e spesso contrastanti tra loro. Sono arrivata da tempo alla consapevolezza che la data sul calendario è puramente convenzionale. Di fatto, il passaggio dal 31 dicembre al 1 gennaio non ha nulla di diverso da quello degli altri giorni se non il significato che socialmente gli attribuiamo. Eppure, ho capito che ignorare l’importanza dei simboli può essere controproducente. Gli esseri umani vivono di simboli. È un modo che hanno trovato per celebrare l’esistenza e darle significato davanti all’inesorabile e veloce passaggio del tempo. Di conseguenza, non ho potuto fare a meno di salutare il 2024 pensando a quanto di buono e di brutto mi ha lasciato e di accogliere il 2025 con una lista non troppo lunga di buoni propositi. D’altra parte, se le cose le inquadri nella giusta prospettiva, possono essere strumenti utili per la crescita personale.
Per quanto rendermi conto che è passato un altro anno ancora non è più come quando avevo 16 anni e non vedevo l’ora di diventare maggiorenne, quest’anno il primo pensiero che mi veniva in mente era:
Nel 2025 potrò vedere tantissime nuove stagioni che attendo da tanto!
Voglio condividere con voi una lista di alcuni anime in uscita nel 2025 che sto aspettando con tanta trepidazione!
1. The apothecary diaries – stagione 2
Guardare Il monologo della speziale è stato uno dei momenti più belli del 2024. Mi è piaciuto tutto di quest’anime: dalla protagonista alla storia, dalle canzoni all’animazione. L’ho trovato tanto stimolante e non ho potuto fare a meno di rivedere l’intera stagione appena finiti tutti gli episodi. Ancora oggi devo combattere con l’istinto di riavviare “play” su Chruncyroll. Trovo entusiasmante vedere come i vari episodi, anche quelli autoconclusivi, siano tutti intrecciati tra loro e ti facciano entrare in una storia ricca di intrighi, ma anche di buoni sentimenti. Non vedo l’ora di essere nuovamente sorpresa dall’intuito e dalle capacità di Mao Mao nonché di sorridere ai suoi battibecchi con Jinschi.
2. Lady Oscar – il film della Mappa
Il manga di Riyoko Ikeda e l’anime che ne è stato tratto hanno segnato l’infanzia di tantissimi/e Millennial. La storia del comandante Oscar, una donna cresciuta come un uomo, e della sua amicizia con la regina di Francia Maria Antonietta è ormai diventata quasi più celebre degli eventi stessi della Rivoluzione francese. Nel 2025 questo splendido capolavoro tornerà sullo schermo in una veste completamente nuova. Lo studio d’animazione Mappa ha annunciato il remake animato di Le rose di Versailles che verrà distribuito nelle sale cinematografiche in primavera. I disegni sembrano molto più fedeli alle tavole della mangaka anche se mi fanno un effetto strano avendo ben in mente le immagini dell’anime degli anni Ottanta. Nonostante questo, sono curiosissima di vedere cosa le animazioni straordinarie della Mappa (nota per aver curato Jujutsu Kaisen e le stagioni finali di Attack on Titan) aggiungeranno alla storia.
3. Spy x Family – stagione 3
Durante il Jump Festa 2025 è stato annunciato l‘arrivo della terza stagione di Spy x Family durante il prossimo autunno. Sebbene sia piuttosto lontano, non posso fare a meno di desiderare che ottobre arrivi prestissimo. Guardare le avventure della famiglia Forger è un toccasana: io non posso fare a meno di ridere anche durante i rewatch (sono arrivata al terzo). I personaggi sono variegati e interessanti. Gli intrecci che si creano a livello narrativo a causa dei segreti che ciascun membro della famiglia ha sono esilaranti e narrativamente ben strutturati. Personalmente, sto aspettando il momento in cui la verità verrà alla luce, ma so bene che dovrò aspettare ben oltre il 2025 per vederlo!
4. Demon Slayer – Il castello dell’Infinito
L’arco finale di Demon Slayer sarà una trilogia cinematografica. Il primo film uscirà proprio nel 2025 e preannuncia di essere grandioso dal punto di vista delle animazioni, come già ci ha dimostrato l’ultimo episodio della scorsa stagione (dedicata all’allenamento dei Pilastri). Questo arco narrativo è probabilmente il più bello e appassionante dell’intera serie. L’ho divorato nel manga e non vedo l’ora di vederlo animato… anche perché, onestamente, i disegni del manga per me lasciano un po’ a desiderare.
5. Il mio matrimonio felice – stagione 2
I primissimi giorni di gennaio porteranno su Netflix la seconda stagione de Il mio matrimonio felice. Questo shojo fantasy ambientato nel Giappone del XX secolo mi ha conquistata non tanto per il romanticismo della storia, ma per la sua capacità di raccontare in maniera complessa temi che potrebbero facilmente essere banalizzati visto il genere di appartenenza. Spero di vedere molti più intrighi e complotti familiari e dal finale del trailer mi sembra che posso ben sperare.
Federica Crisci
Le immagini contenute in questa recensione sono riprodotte in osservanza dell’articolo 70, comma 1, Legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio. Si tratta, infatti, di «riassunto, […] citazione o […] riproduzione di brani o di parti di opera […]» utilizzati «per uso di critica o di discussione», nonché per mere finalità illustrative e per fini non commerciali. La presenza in Anime a Merenda non costituisce «concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera».